giovedì 17 settembre 2009

L'ATTRITO INVISIBILE NON HA PIU' SEGRETI


Fa sprecare moltissima energia e così i fisici hanno cominciato s studiare l’attrito nel nanomondo (quello sotto il milionesimo di mllimetro) con l’obiettivo di costruire, in futuro, motori molecolari superefficienti. E stanno cominciando a ottenere i primi risultati. Un gruppo di ricercatori italiani della Sissa (Scuola Superiore di Studi Avanzati) di Trieste hanno appena pubblicato, sulla rivista Nature Materials, una ricerca che svela i segreti di questa forza dissipativa. I fisici hanno utilizzato un microscopio a forza atomica per misurare l’attrito cui è soggetta una punta finissima che scorre sulla superficie di un nano tubo.

LE PROPRIETÀ - «Oggi, con i nanotubi di carbonio – spiega Erio Tosatti della Sissa, fra gli autori della ricerca con Xiaohua Zhang - si fa di tutto: hanno eccezionali proprietà adesive, termiche, meccaniche ed elettriche». I ricercatori hanno così scoperto che l’attrito generato cambia a seconda della direzione della nanopunta: se quest’ultima scorre trasversalmente alla superficie del nanotubo, l’attrito è maggiore. «La fisica dell’attrito – continua Tosatti - è ancora poco esplorata, ma è un campo di ricerca di crescente interesse». Lo studio ha inoltre dimostrato che l’asimmetria dell’attrito può dipendere anche dalla forma della superficie e la disposizione a vite delle catene di atomi di carbonio sulla parete del tubo genera un attrito differente. La scoperta potrà permettere di sviluppare nuove strategie per selezionare nanotubi che possono avere proprietà meccaniche ed elettriche diverse a seconda del tipo di assemblaggio.
NANOTUBI NEI CHIP - Sempre a proposito di nanotubi, un gruppo di esperti del Mit, il Massachussetts Institute of Technology di Boston, hanno, invece, messo a punto una nuova tecnica per produrre nanotubi di carbonio che apre la strada all’uso di questi materiali nei chip e alla costruzione di computer più efficienti. I transistor nei chip sono tradizionalmente connessi a sottili fili di rame, ma questi ultimi si consumano facilmente con l’uso, diventano più sottili, la loro conduttività si riduce e i chip diventano più suscettibili ai guasti. Questi inconvenienti possono essere superati proprio grazie alla scoperta degli americani. Questi ultimi, infatti, sono riusciti a far crescere una «foresta» di nanotubi su una superficie metallica, a temperature vicine a quelle a cui vengono fabbricati i chip.

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