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sabato 25 giugno 2011

giovedì 21 aprile 2011

I'M BACK


Grazie a tutti i lettori che hanno atteso tanto a lungo un mio segno sono stato via dall'Italia per molto tempo e adesso sono finalmente pronto a tornare all'opera.
Mi preme comunicare a tutti voi che dopo un tale periodo assenza trovare ancora tanti ingressi mi ha lasciato stupefatto e onorato ed in secondo luogo dovete capire che é stato per la mia crescita interiore, ho fatto importanti cambiamenti nella mia vita che erano necessari per progredire ulteriormente nella mia crescita spirituale.
Grazie per avere avuto fiducia in me faró in modo che non ve ne pentiate
Vostro
Tiecius

mercoledì 22 settembre 2010

sabato 31 luglio 2010

IL RITORNO DI TIECIUS - TIECIUS'S BACK

Ciao a tutti i figli delle stelle, walk-in ecc che per tanto tempo hanno seguito il mio blog e voglio scusarmi per il lungo periodo di inattivita'. Mi trovo in Inghilterra adesso e per questo motivo sono stato molto occupato. Mi sono reso conto in questo tempo che curare un blog scientifico é piú impegnativo di quanto pensassi ed é per questo che ho deciso di ridurre la mole degli articoli scientifici a favore di quelli piú propriamente riguardanti i Figli delle Stelle e l'evolzione spirituale.
Trovo che questi cambiamenti sono in definitiva piú utili per tutti.

Fedelmente vostro
Tiecius

Hi to all starchildren walk-in et cetera for so long have followed my blog and I want to apologise for my long term publishing vacation. I'm live in England now and that's why I've been so busy. I've realised in the meanwhile that taking care of a scientific blog is harder than I thought and for this reason I've decided to cut a little the scientific articles in favor of Starchildren and spiritual evolution ones. I think all these changes will be definetely more useful for everybody.

Yours Faithfully
Tiecius

giovedì 14 gennaio 2010

I CONSUMI DIVORANO IL PIANETA


Qualche zoommata: i bambini inglesi riconoscono più facilmente i diversi Pokémon che le specie di fauna selvatica; i bambini americani di due anni non sono in grado di leggere la lettera M, ma molti riconoscono gli archi a forma di M dei ristoranti McDonald's; due cani pastore tedeschi consumano più risorse in un anno di un abitante medio del Bangladesh. E un dato d'assieme: i 500 milioni di individui più ricchi del mondo (circa il 7 per cento della popolazione globale) sono responsabili del 50 per cento delle emissioni globali di anidride carbonica, mentre i 3 miliardi più poveri sono responsabili di appena il 6 per cento delle emissioni di CO2.

Sono alcune delle cifre contenute nello State of the World 2010, il rapporto del Worldwatch Institute (appena uscito negli Stati Uniti, in Italia sarà pubblicato da Edizioni Ambiente) dedicato quest'anno soprattutto a un'analisi dei consumi. Ingozzarsi di cibo e di merci non fa bene né ai singoli né all'ambiente. Dal punto di vista della salute individuale c'è da notare che molti degli individui più longevi consumano 1.800-1.900 calorie al giorno, cibi poco trattati e pochissimi alimenti animali, mentre l'americano medio consuma 3.830 calorie al giorno. Dal punto di vista della salute globale c'è da rilevare che tra il 1950 e il 2005 la produzione di metalli è sestuplicata, il consumo di petrolio è aumentato di otto volte e quello di gas naturale di quattordici; un europeo medio usa 43 chilogrammi di risorse e un americano 88; a livello globale ogni giorno si prelevano risorse con le quali si potrebbero costruire 112 Empire State Building. Circa il 60 per cento dei servizi offerti gratuitamente dagli ecosistemi - regolazione climatica, fornitura di acqua dolce, smaltimento dei rifiuti, risorse ittiche - si sta impoverendo.

E la corsa a divorare il pianeta diventa sempre più veloce: negli ultimi cinque anni i consumi sono saliti del 28 per cento. Nel 2008, globalmente, si sono acquistati 68 milioni di veicoli, 85 milioni di frigoriferi, 297 milioni di computer e 1,2 miliardi di telefoni cellulari. Non sono aumenti dovuti solo all'incremento demografico: tra il 1960 e il 2006 la popolazione globale è cresciuta di un fattore 2,2, mentre la spesa pro capite in beni di consumo è quasi triplicata.

Non mancano comunque segnali positivi che mostrano l'irrobustirsi di fenomeni di controtendenza. Il rapporto americano cita, tra gli altri, due casi italiani. Il primo è il "piedibus", un sistema per mandare i bambini a scuola con accompagnatori che organizzano un percorso a piedi, con "fermate" per far aggregare al gruppo altri studenti. A Lecco ogni giorno 450 alunni delle scuole elementari raggiungono a piedi le classi seguendo 17 percorsi, accompagnati da un "conducente" e genitori volontari. Dalla loro creazione, nel 2003, questi "piedibus" hanno evitato circa 160 mila chilometri di spostamenti con veicoli a motore. Oltre a ridurre l'impatto ecologico, questo modo di andare a scuola insegna la sicurezza stradale e favorisce l'esercizio fisico.

Il secondo segnale positivo italiano segnalato dal Wordlwatch Institute riguarda le scuole romane. Il 67,5 per cento del cibo servito nelle scuole della capitale è biologico e in buona parte proviene da catene specializzate in prodotti del territorio o ha un certificato "equosolidale" o è stato prodotto da cooperative sociali che lavorano terra confiscata alla mafia.

mercoledì 13 gennaio 2010

FORTE TERREMOTO AD HAITI



E' una tragedia di proporzioni inimmaginabili, il terremoto che ha colpito Haiti, il paese più povero dell'intero continente americano. La capitale, Port-au-Prince, di fatto non esiste più. La maggior parte degli edifici non ha retto, non ha potuto reggere, forse, ad uno sciame di scosse devastanti, cominciato con un colpo di maglio come mai si era sentito nella regione caraibica.

La tragedia è che non è ancora chiaro neppure quale sia il vero ordine di grandezza del numero di morti. Si parla di migliaia di vittime, ma forse sono decine di migliaia: gli epicentri dello sciame sismico sono fra una quindicina ed una sessantina di chilometri da una città di due milioni di persone.

Altre due violentissime scosse di terremoto, rispettivamente di magnitudo 5,5 e 5,9, si sono susseguite alla prima di magnitudo 7.2, con epicentro a pochi chilometri dalla capitale di Haiti, Port-au-Prince. L'ambasciatore dell'isola negli Stati Uniti, Raymond Joseph, ha definito la situazione come "una catastrofe di proporzioni devastanti". Joseph ha fatto appello a tutti i Paesi, e in particolare agli Usa perché si mobilitino con gli aiuti.

L'ipocentro delle scosse, ad appena 10 chilometri di profondità: le case sono venute giù come pezzi di domino su un tappeto sbattuto. Sono crollati tre ospedali su quattro, il quartier generale delle Nazioni Unite è raso al suolo, il palazzo presidenziale, che fu di 'Papa Doc' Francois Duvalier e del figlio 'Baby Doc', si è afflosciato come un soufflé. Ci sono vittime anche tra i Caschi Blu dell'Onu. E dopo il terremoto, l'orrore degli sciacalli, che si sono scatenati subito in un paese che è il 203/o su 229 al mondo per reddito pro-capite annuo.

Tutto è cominciato alle 16:53 locali di ieri (le 22:53 italiane), quando una terrificante scossa di 7.0 gradi Richter ha spezzato la normalità. Da allora sono già 33 gli altri scrolloni, tutti oltre magnitudo 4.5. L'ultimo finora registrato dal servizio sismografico statunitense Usgs è stato alle 2:23 (le 8:23 di Roma), ma i geologi si aspettano che il mostruoso terremoto che si è scatenato ad appena una trentina di chilometri dalla capitale dove vivono oltre due milioni di persone All'Aquila il primo colpo fu di 5.8. Ad Haiti, questo é stato il livello delle 'scosse di assestamento''.

Dopo il primo incredibile minuto di terrore, Port-au-Prince si è trasformata in una distesa dirovine, un'enorme nube grigia di polvere con migliaia di persone inghiottite sotto le macerie. Con il calare della notte, mentre i soccorritori hanno cominciato a reagire in ordine sparso, la città è diventata una macchia di oscurità totale, popolata di spettri accasciati sulle strade senza sapere dove andare. "Tutto ha ballato, la gente urla, le case hanno cominciato a crollare. Il caos è totale". E' stata la prima testimonianza di un paese in cui non c'é più nulla.

I voli di linea per la capitale sono stati cancellati, ma l'aeroporto è agibile. La Francia ha fatto partire due aerei con soccorritori e materiale, uno dalla Martinica e uno da Marsiglia. Dall'Italia partirà oggi un C130 militare con un ospedale da campo, personale medico e una squadra della Protezione civile. Anche altri paesi hanno offerto aiuti al governo locale. Non funzionano i telefoni nella capitale e non si riesce a comunicare con le persone che si trovano lì.

Sono circa 190, secondo la Farnesina, gli italiani che dovrebbero essere presenti sull'isola. Il capo dell'unità di crisi della Farnesina, Fabrizio Romano, ha dichiarato che al momento non risultano italiani coinvolti, ma ha precisato che "a mancanza di informazioni non vuol dire che non ce ne siano". "Non riusciamo a metterci in contatto con Haiti - spiega il portavoce dell'ambasciata italiana a Santo Domingo, Gianfranco Del Pero -. E' un problema nostro, dei colleghi francesi, americani, tedeschi e spagnoli con i quali stiamo collaborando. Nessuno ha davvero notizie per adesso. Tutti siamo in attesa di riallacciare le comunicazioni. Ma per ora è impossibile".

giovedì 7 gennaio 2010

UNA COMETA INGHIOTTITA DAL SOLE


Uno scontro catastrofico fra una cometa e il Sole: ecco la prima scoperta astronomica del 2010, documentata da una spettacolare sequenza di immagini del satellite SOHO (Solar Heliospheric Observatory), frutto maturo ma ancora validissimo della collaborazione fra gli enti spaziali europeo (ESA) e americano (NASA).

A scoprire la cometa, non attraverso il tradizionale telescopio, ma analizzando le immagini di SOHO disponibili online, è stato Alan Watson, un astrofilo australiano da anni impegnato in questo particolare tipo di caccia fra i pixel. L’astronomo non professionista stava passando le prime ore del nuovo anno a decifrare il movimento delle migliaia di puntini luminosi che compaiono nelle sequenze di immagini riprese in continuazione da SOHO, quando ne ha rintracciato uno, seguito da una scia, che si avvicinava pericolosamente al Sole: «È una sungrazing comet», ha pensato immediatamente, cioè una cometa che passa radente al Sole. E, infatti, a un certo punto, l’oggetto è scomparso come se fosse stato inghiottito dalla nostra stella. Anche noi possiamo ammirare la scena attraverso una composizione animata delle immagini di SOHO (guarda). Si vede la cometa seguita dalla lunghissima coda arrivare da sinistra e puntare al centro, verso il Sole artificialmente occultato da un disco opaco che serve a contenere la sua luce abbagliante.

Qualche volta succede che dopo il passaggio al punto di minima distanza dal Sole (perielio in gergo astronomico) l’intera cometa, o almeno qualche frammento di essa evidenziato da una coda gassosa, ricompaia e riprenda la corsa lungo la sua orbita. Ma, finora, della cometa «sungrazing» non c’è traccia: se qualche pezzo è scampato alla disintegrazione nell’inferno solare, forse è troppo piccolo per essere visto.

Fra tutti i corpi minori che popolano il sistema solare, le comete sono astri molto particolari. Sono costituite da un nucleo solido di qualche km di diametro, formato da materiale roccioso e da ghiacci che evaporano in prossimità del Sole, sviluppando spettacolari chiome e code gassose. Quando queste parti effimere della struttura cometaria sono particolarmente sviluppate, allora possiamo vederle dalla Terra a occhio nudo, senza l’aiuto del telescopio. Solitamente le comete percorrono orbite molto ellittiche, attraversando gran parte del sistema solare e ritornando periodicamente a circumnavigare il Sole a una distanza di sicurezza. Ma, come ha documentato l’ormai quindicenne satellite SOHO, sono frequenti anche i casi di comete «sungrazing», che sfiorano la nostra stella fino alla parziale o totale disintegrazione. Alla fine dell’Ottocento, l’astronomo tedesco Heinrich Kreutz, confrontando le orbite delle poche comete «sungrazing» allora conosciute, si accorse che avevano caratteristiche simili e pensò che fossero il risultato della frammentazione in più parti di una singola cometa progenitrice. Studi successivi confermarono questa ipotesi e portarono all’identificazione di altre comete sungrazing collettivamente battezzate col nome dell’astronomo tedesco: il cosiddetto «gruppo di Kreutz». Secondo alcuni studiosi, l’antica cometa capostipite del gruppo sarebbe passata radente al Sole addirittura il 371 avanti Cristo e corrisponderebbe all’astro osservato dallo storico greco Eforo, il quale riferì di avere assistito alla sua scissione in due parti. Col trascorrere dei secoli i frammenti, nel corso di successivi passaggi solari radenti, si sarebbero ulteriormente suddivisi, dando vita al numeroso gruppo di Kreutz. La cometa scoperta all’inizio di quest’anno apparterrebbe proprio a questa straordinaria filiazione celeste.

DENTRO L'OPUS DEI

martedì 29 dicembre 2009

lunedì 23 novembre 2009

RIPARTITO IL LARGE HADRON COLLIDER


Fasci di particelle circolano nuovamente nel Lage Hadron Collider (Lhc), l’acceleratore più grande del mondo, tornato in funzione al Cern di Ginevra dopo una pausa di oltre un anno. I primi fasci di particelle - ha annunciato ieri sera il Cern - sono stati fatti circolare in senso orario, già poche ore dopo le prime iniezioni. Adesso si faranno circolare le particelle anche nell’altra direzione, ha detto il portavoce del Cern James Gillies.

«È formidabile vedere di nuovo circolare i fasci nel Lhc», ha dichiarato il direttore generale del Cern Rolf Heurer. «Abbiamo ancora della strada da fare per poter cominciare a fare fisica, ma questo avvio è un grande passo in avanti», ha aggiunto. Il Large Hadron Collider era stato avviato per la prima volta oltre un anno fa, il 10 settembre 2008, ma un guasto sopraggiunto pochi giorni dopo lo aveva condannato ad una lunghissima pausa forzata per le riparazioni. L’acceleratore - un anello sotterraneo di 27 km - è ripartito nel pomeriggio ed un fascio in circolazione ha potuto essere stabilito alle ore 22, ha precisato il Cern. «È una tappa importante nella prospettiva dei primi risultati di fisica, attesi nel 2010», commentano al Cern in attesa delle prime collisioni.

«Rispetto ad un anno fa, capiamo molto meglio l’Lhc», ha spiegato Steve Myers, direttore degli acceleratori. «Abbiamo imparato le lezioni dell’esperienza ed abbiamo messo a punto una tecnologia che ci consente di andare avanti. E così che si compiono progressi», ha aggiunto. La prossima tappa importante sarà costituita dalle collisioni a bassa energia, attese tra circa una settimana, scrive il Cern in un comunicato. Poi sarà fatta salire l’energia dei fasci di particelle in circolazione nell’acceleratore, per preparare le collisioni a 7 Tev l’anno prossimo. Grazie alle collisioni, i ricercatori del Cern prevedono di scoprire particelle elementari mai osservate. L’acceleratore dovrà ricreare le condizioni esistenti subito dopo il Big Bang e mira a catturare il Bosone di Higgs, chiamato anche la particella di Dio, grazie al quale esiste la massa.

L’Lhc era stato riacceso una decina di giorni fa, ma fino a questa notte il fascio di protoni era stato attivato in modo da percorrere solo singoli settori della macchina. Il 19 settembre 2008 si era verificato il guasto che ha imposto una lunghissima pausa all’acceleratore. E per finire, pochi giorni fa una briciola di pane aveva bloccato l’erogazione di elettricità necessaria a far funzionare l’acceleratore. Risolti i problemi e scongiurate maledizioni e paure, adesso tutto è molto diverso. Tanto che nei prossimi giorni si tenterà di raggiungere l’energia di 1,2 TeV: un record per la fisica contemporanea. Le premesse per il successo ci sono tutte perchè, sono convinti i ricercatori, il lungo stop al funzionamento dell’acceleratore non è stato una pausa: si è lavorato moltissimo per aumentare la sicurezza e confinare al massimo eventuali guasti, in modo che possano interessare soltanto settori ristretti della macchina. Alla fine riceratori e tecnici hanno imparato a conoscere molto più a fondo la macchina gigantesca, al punto da essere convinti di poter recuperare velocemente il tempo perduto, anche nella corsa con il concorrente americano, il Tevatron del Fermilab.

martedì 20 ottobre 2009

IL COLEOTTERO-SPIA


Un gruppo di ricercatori dell'Università della California a Berkeley, nel quadro di una ricerca finanziata dalla DARPA (Defense Advanced Research Projects Agency), è riuscito a impiantare dei sistemi di stimolazione neuromuscolare in alcuni coleotteri, così da controllarne da remoto il volo.

Come riferiscono in un articolo pubblicato su “Frontiers in Integrative Neuroscience”, Hirotaka Sato, Michel Maharbiz e collaboratori, sugli insetti sono stati impiantati micro-stimolatori, micro-batteria e micro-ricevente quando erano ancora allo stato pupale. Successivamente, una volta raggiunta la forma adulta, sono stati in grado di stimolarne il cervello in modo da indurli a prendere il volo e dirigersi dove desideravano.

Negli esperimenti sono stati utilizzati coleotteri di varia taglia, da Cotinis texana, lunga poco più di due centimetri, fino alla grande Megasoma elephas, che raggiunge i 20 centimetri, passando per Mecynorhina torquata (7 centimetri).

In precedenza erano già stati sviluppati tentativi di "telecomandare" in modo analogo degli insetti, e in particolare scarafaggi, ma questa è la prima volta che si riesce a controllare da remoto insetti volanti.

In realtà, l'ipotetica applicazione militare di questi scarabei “cyborg” appare alquanto problematica – ha osservato Noel Sharkey noto esperto di intelligenza artificiale dell'Università di Sheffield - dato che, esclusa l'alternativa illegale di utilizzarli come vettore di agenti chimici o biologici, ciò richiederebbe l'ulteriore aggiunta di un sistema di localizzazione GPS dell'insetto ed eventualmente di una microtelecamera, eccedendo però così le capacità di trasporto anche delle specie più grandi.

I ricercatori di Berkeley osservano però che questi insetti possono in realtà servire da utili modelli per la messa a punto di micro-robot aerei, o NAV (Nano Air Vehicle), a cui la DARPA è interessata per applicazioni in scenari di battaglia urbana.

giovedì 1 ottobre 2009

TERREMOTO DI 7,6 GRADI AL LARGO DI SUMATRA


Un terremoto di 7,6 gradi della scala Richter è stato registrato alle 12,16 (ora italiana) in Indonesia. L'epicentro è stato posizionato a 50 km da Padang, appena al largo della costa occidentale di Sumatra, alla profondità di 80 km. Dopo circa 20 minuti c'è stata una seconda scossa di 5,5 gradi, ma più profonda. Le vittime accertate sono già tra le 100 e le 200 e secondo le autorità ci sono migliaia di corpi sotto le macerie e non si sa quanti potranno essere estratti ancora in vita. Il capo dell’Unità di crisi del ministero della Salute Indonesiano, Rustam Pakaya, ha già stimato mille possibili vittime, ma per i bilanci è ancora troppo presto essendo ancora in corso, tra mille difficoltà, l'opera dei soccorritori.
VIGILANZA TSUNAMI - Non è stato diramato alcun allarme tsunami ma solo un avviso di vigilanza cancellato dopo poco più di un'ora. Sulla costa di Sumatra si è registato un aumento del livello del mare di 0,27 metri circa mezz'ora dopo il sisma. Il sisma è stato sentito distintamente anche a Kuala Lumpur, capitale della Malaysia, e a Singapore. Nella città-Stato, distante 450 km dall'epicentro, alcuni grattacieli sono stati evacuati per precauzione.
LA CONTA DELLE VITTIME - Secondo le notizie ufficiali diramate dal governo i morti accertati potrebbero essere fino a 200 ma, come detto, migliaia di persone sono intrappolate sotto le macerie, tra le quali quelle dell'ospedale e quindi tutti i numeri sono al momento da valutare con cautela. A Padang, una città di 900 mila abitanti nell'isola di Sumatra, secondo le prime risultanze risultano danneggiate case e ponti; un testimone ha riferito di incendi scoppiati e di un hotel crollato. L'Agenzia sismologica indonesiana ha riferito che «edifici di grandi dimensioni sono andati distrutti» e che «le comunicazioni sono interrotte». Difficili anche i collegamenti a causa delle frane che hanno interessato le strade, chiuso l'aeroporto con il tetto del terminal crollato. Nessuna notizia da Pariaman, città di 100 mila abitanti a pochi chilometri dall'epicentro, dove si temono danni e vittime. Secondo la Farnesina, al momento non risulta nessun italiano coinvolto nel sisma indonesiano, ma gli accertamenti proseguono fanno sapere dal ministero degli Esteri.
LE COINCIDENZE - Straordinarie le coincidenze, che forse coincidenze non sono, tra gli episodi attuali, con il sisma di martedì alle isole Samoa, e quanto avvenne nel dicembre 2004, che culminò con il disastroso tsunami nell'oceano Indiano. Il 23 dicembre 2004 avvenne un terremoto di 8,1 gradi Richter al largo dell'isola Macquarie (all'epoca il sisma più forte in 14 mesi) al confine delle placche tettoniche pacifica e indo-australiana. Dopo 58 ore (meno di due giorni e mezzo) si scatenò il sisma di 9,1 gradi a Sumatra che innescò il maremoto e che insieme provocarono circa 250 mila vittime. Ipotizzabile il collegamento tra i due episodi del 2004: un forte sisma rese probabilmente instabile la placca indo-australiana, che (in parte) recuperò l'equilibrio con il terremoto a Sumatra. Martedì c'è stato il sisma di 8-8,3 gradi a Samoa (il più forte degli ultimi due anni), che coinvolge sempre le stesse due placche tettoniche, e a distanza di circa 16 ore è avvenuto un altro terremoto con epicentro non troppo distante da quello del 26 dicembre 2004 ma sempre sulla stessa linea di subduzione. Inoltre il 28 marzo 2005 avvenne una scossa di 8,6 gradi che provocò circa mille morti e causò un piccolo tsunami con epicentro sull'isola Nias, a poche decine di chilometri a nord-ovest dal luogo dove è avvenuto il sisma odierno.

mercoledì 30 settembre 2009

TSUNAMI A SAMOA, TERREMOTO DI MAGNITUDO 8.3


Onde anomale colossali, scatenate da un sisma registrato la scorsa notte fra le Samoa occidentali e le Samoa americane, con una magnitudo di 8,3 e una profondita' di 18 km, hanno inondato e distrutto interi villaggi e ucciso almeno 130 persone, secondo fonti ufficiali. Innumerevoli sono ancora i dispersi.
Il bilancio, fornito da fonti ospedaliere e dalle autorita', comprende le vittime accertate nelle isole Samoa occidentali e americane e nel vicino arcipelago di Tonga. Una fonte dell'ospedale Tupua Tamasese delle Samoa ha detto alla France Presse che nelle Samoa indipendenti sono stati finora contati 84 morti. Nelle Samoe americane hanno perso la vita 22 persone, secondo le autorita', e altre sette sono morte nelle Tonga. Decine di persone sono date invece per disperse nelle Samoa, dove le comunicazioni con numerosi villaggi sono interrotte.
Persone e auto sono state trascinate in mare, mentre la popolazione si e' rifugiata in terreni piu' elevati. Una serie di ondate alte fino a otto metri, almeno cinque secondo i testimoni, hanno colpito la parte meridionale dell'arcipelago nel Pacifico, diviso tra Samoa americane e Samoa occidentali, che hanno oltre 280 mila abitanti. Il presidente americano Barack Obama ha dichiarato lo stato di calamita' naturale nell'arcipelago, dove molte aree sono rimaste prive di elettricita' e acqua. Il sisma si e' prolungato per oltre due minuti facendo scattare l'allarme, esteso fino alla Nuova Zelanda ed alle Hawaii, poi revocato dalle autorita'.
Stanno bene e sono stati tutti contattati dall'ambasciata italiana presso la Nuova Zelanda, i 16 connazionali che si trovano al momento nella Samoa americana colpita la notte scorsa da un'onda anomala scatenata da un sisma. Lo ha riferito a SkyTg24 l'ambasciatore Gioacchino Trizzino. Il diplomatico ha raccontato che solo un'italiana, proprietaria di un piccolo resort che è andato distrutto, ha avuto qualche piccolo problema, ma è riuscita a mettersi in salvo all'arrivo dell'onda anomala. L'ambasciatore Trizzino ha riferito inoltre che rispetto al bilancio delle vittime - un centinaio - fra le Samoa occidentali e le Samoa americane, è ancora incerto. Nessuna vittima, risulta, per il momento, negli altro arcipelaghi vicini del Pacifico, come le isole Tonga.
Nelle Samoa americane lo tsunami ha colpito l'unico Parco Nazionale Usa a sud dell'Equatore, dove decine di turisti e operatori risultano dispersi: l'acqua ha inondato fino ad oltre un chilometro di terraferma. La capitale delle Samoa occidentali, Apia, e' deserta, con scuole e negozi chiusi, mentre migliaia di persone sono state trasferite in terreni piu' elevati.
Le preoccupazioni maggiori sono ora per il rischio di frane, e per la difficolta' a raggiungere le comunita' isolate delle isole minori. Australia e Nuova Zelanda, oltre agli Usa, si affrettano a inviare aiuti e personale di soccorso: la Caritas australiana ha avviato una raccolta di donazioni. Wellington manda aerei militari Orion per consegnare aiuti ed aiutare nella ricerca dei sopravvissuti.