venerdì 30 ottobre 2009

UN LAMPO DALL'UNIVERSO PRIMORDIALE


Risale a 13,7 miliardi di anni fa la gigantesca esplosione cosmica rivelata il 23 aprile scorso dal satellite spaziale Swift; già il giorno dopo gli astronomi hanno potuto puntare i telescopi in direzione dell’evento, denominato GRB 090423, e nel giro di una settimana raccogliere e registrare i primi segnali con il radiotelescopio del Very Large Array (VLA) situato a terra, fino alla sua scomparsa, due mesi dopo. Si è così potuto verificare la natura dell’evento: si è trattato di un burst di raggi gamma (GRB).

"Questa esplosione si è verificata solo 630 milioni di anni dopo il big bang e permette di gettare uno sguardo senza precedenti a un’epoca in cui l’universo era molto giovane e nel mezzo di drammatici cambiamenti”, ha spiegato Dale Frail del National Radio Astronomy Observatory. “La primordiale oscurità veniva trafitta dalla luce delle prime stelle e le prime galassie cominciavano a formarsi quando questa stella, che apparteneva a una delle prime generazioni, esplose”.

Grazie alle misurazioni effettuate, gli studiosi hanno poi concluso che l’evento è stato più energetico dei principali GRB finora osservati, e che l’esplosione, di forma pressoché sferica, ha dato origine a un tenue quanto uniforme involucro gassoso intorno alla stella. Ma ciò che più ha sorpreso è stata la determinazione della sua distanza, ovvero della sua età.

Gli astronomi ipotizzano che le prime stelle dell’universo fossero molto differenti da quelle di formazione successiva, ovvero più luminose, più calde e più massicce. E l’unico modo di dedurne le caratteristiche è quello di osservare eventi quali GRB 090423 o ancora più distanti.

“È importante che in queste osservazioni siano utilizzati diversi tipi di telescopi: il nostro gruppo di ricerca ha combinato i dati del VLA con quelli di altri strumenti nello spettro X o infrarosso per comporre una sorta di mosaico delle diverse condizioni fisiche dell’esplosione”, ha aggiunto Derek Fox della Pennsylvania State University. "Per questo attendiamo con ansia il completamento, previsto per il 2012, dell’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA), e dell’Expanded Very Large Array (EVLA) che consentiranno ulteriori osservazioni di GRB molto distanti e antichi.”

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